Cari Blogger,
tempo fa, in un Forum, posi provocatoriamente alcuni quesiti di cui conoscevo (in parte, soltanto in parte) la risposta, nei quali ho mischiato come in un improbabile calderone Tarocchi, Magia popolare, divinazione, simbolismo e talismani.
Alcune di queste cose ricevettero dal moderatore una definizione ed una ... destinazione, altre sono state collocate vicino a nebulosi 'confini'. Ma un blog, un foum, anche una chat sono fatti per suggerire e lanciare argomenti, e magari poi ponderarli e condividerli assieme. Mi rendo conto che ognuno degli argomenti meriterebbe un thread a sè, e che non tutti possiamo esplorare tutto, per cui mi piacerebbe, per ora, porre delle domande su un argomento che conosco meglio, ovvero la Divinazione per mezzo dei Tarocchi.
In passato, per gioco e per passione, dopo aver studiato archetipi e simboli in essi contenuti (acquistai anche il libro di Oswald Wirth), iniziai a sperimentare qualche 'lettura', via via poi affinando certe, ma sempre utilizzando esclusivamente gli Arcani Maggiori. Questo perchè non ero in grado da subito di memorizzare tali e tante informazioni per poter utilizzare gli arcani minori, e poi trovavo che le letture possibili con essi si riducessero a pettegolezzi da cortile, tipo "il misterioso uomo bruno con intenzioni cattive geloso di una bionda signora ricca" etc etc... Al contrario, le letture con i Maggiori davano indicazioni apparentemente meno 'precise' sul destino dell'ultima storia d’amore del consultante, ad esempio, ma consentivano squarci improvvisi sulla personalità dello stesso e sulla sua predisposizione ai futuri cambiamenti della sua vita o sulle influenze ed interazioni che eventi e forze diverse avessero sul soggetto stesso.
Tutto ciò avveniva sfruttando la cosiddetta 'prima impressione' generata dalla lamina, cercando nei secondi successivi di trattenere questa sensazione e di tradurla in parole. Certo una forma di 'razionalità' avveniva poi, tardivamente, nella sintesi finale, ma la bontà della lettura dipendeva spesso dall'interazione fra me ed il consultante, dal 'trasporto affettivo' (non saprei come definirlo, accetto suggerimenti) che si generava, e che comunque sempre percepivo come una sorta di 'partecipazione' al carico emotivo con il quale (suo malgrado, a volte) il consultante si avvicinava alla lettura.
E' ovvio che la ricchezza e la potenza dei simboli e delle suggestioni 'analogiche' (o anagogiche?) che questi sono in grado di evocare giocano un ruolo fondamentale nell'innesco di 'percezioni' da parte del lettore, aprendo porte di sensibilità non utilizzate normalmente. Ma dove si colloca questa attività? Quel moderatore, sicuramente con cognizione di causa l'ha definita come una sorta di 'psichismo da basso Quaternario', ma la modalità di accesso a tale 'facoltà' (?) non è certo solo sensoriale, anche se gran parte degli accessi che le informazioni usano sono prevalentemente tali (vista, fondamentalmente, ma anche udito, tatto, etc.).
Se a ciò aggiungete che dopo 4-5 letture non ricordavo più le prime, credo di poter dire che in parte riuscivo ad utilizzare modalità DIVERSE dall'elaborazione razionale delle informazioni simboliche (ma quali? Intuizione? Chiaroveggenza, se esiste?) e pertanto non soggette poi alla fissazione nella memoria 'ordinaria'.
D'altra parte ciò avviene anche per certi sogni, che sono vividi al risveglio e poco dopo letteralmente si dissolvono.
Ultimo dato, le letture erano 'stancanti': da ex Fisiologo direi che questo implica una certa attività metabolica, esclusivamente cerebrale visto che per il resto ero comodamente seduto su di una sedia...
In sintesi, dove mettiamo una cosa del genere? Non sono sicuro infatti che tutto sia 'di qua', o forse mi piace solo pensarlo... che ne dite?
Chester